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ventOtene di Alibi – Artisti liberi indipendenti conclude la rassegna “Le pagine del teatro” nell’Agorà della Libreria Idrusa

25 Agosto @ 21:00 23:59

NELL’AGORÀ DELLA LIBRERIA IDRUSA DI ALESSANO LA RASSEGNA “LE PAGINE DEL TEATRO” DELLA COMPAGNIA ALIBI SI CONCLUDE CON LO SPETTACOLO VENTOTENE.
Lunedì 25 agosto (ore 21:00 | ingresso 7 euro | prenotazione obbligatoria 3206494863) nell’Agorà della Libreria Idrusa di Alessano la rassegna Le pagine del teatro, curata da Alibi – Artisti liberi indipendenti, si chiude con “ventOtene“. Lo spettacolo di Walter Prete in scena con Gustavo D’AversaSimona AgrosìPiergiorgio Martena e Patrizia Miggiano è una riflessione entusiasmante ed appassionata sulla storia. 


LO SPETTACOLO
Ventotene, nell’arcipelago Pontino, è un’isola lunga poco meno di tre chilometri. Pochi sanno che quel punto di terra affiorante dal mare è stato, negli anni del regime fascista, un’isola di confino per tenere segregati gli oppositori della dittatura di Mussolini. Ma per un curioso capriccio storico, la grande concentrazione di attivisti e intellettuali l’ha resa anche l’incubatrice di un grandioso progetto politico che ha segnato e segna la nostra epoca: il processo di unificazione europea. Proprio quest’isola ha dato il nome al “Manifesto di Ventotene”, che sempre più viene riscoperto nel segno di una riflessione sulla missione dell’Europa e sulle sue origini. Lo spettacolo ripercorre gli anni controversi della dittatura fascista, del Secondo Conflitto Mondiale, dell’ascesa e della destituzione di Mussolini, sullo sfondo di un’entusiasmante avventura politica e spirituale, un’amicizia e un’intesa intellettuale tra i giovani Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Ursula Hirshmann ed Eugenio Colorni.

NOTE DI REGIA

«“La possibilità della sconfitta deve sempre essere accettata equanimamente all’inizio di ogni avventura creatrice. Bisogna sentire che il valore di un’idea, prima ancora che dal suo successo finale, è dimostrato dalla capacità di risorgere dalle proprie ceneri”:  queste parole di Altiero Spinelli accompagnano, sin dalla prima replica, la nostra ventOtene», sottolinea Walter Prete. «Siamo convinti che l’Europa in cui viviamo non sia ancora che il glorioso naufragio di una grande idea, ma sappiamo anche che quest’idea può risorgere, appunto, dalle sue stesse ceneri. Cinque attori in scena per cinque personaggi: Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ursula Hirshmann, Ernesto Rossi e Tina Pizzardo. Ancora ragazzi, in quel momento della loro vita in cui stavano per varcare la soglia che li avrebbe trasformati da persone in personalità storiche. Soglia che avrebbe varcato anche uno scoglio di due chilometri: l’isola di Ventotene, che segna questa storia e ne è segnata», prosegue l’autore. «Così quello scoglio nero del fascismo lega il suo nome all’idea di libertà e unione di un’Europa che ancora non c’era. Il resto è storia. La nostra “ventotene” sta, appunto, un passo prima della soglia, lì dove la metamorfosi non è ancora avvenuta e le personalità storiche sono ancora persone: abbiamo scelto di raccontarli così, come ragazzi pieni di speranze, di passioni e di un grande sogno che cresce e si alimenta mentre gli Stati europei nella carneficina della seconda guerra mondiale, perché è lì che nasce il Manifesto di Ventotene, il progetto di un’Europa libera e unita. Un’assurdità tale non sarebbe potuta germogliare che in un luogo capace di essere contemporaneamente il centro e la periferia della storia. L’allestimento scenico, semplicissimo, consiste di una scala a quattro grandi gradini, che ricorda la forma ‘a rampa’ dell’isola, circondata dal mare e dal ticchettìo di quegli orologi che Altiero ripara nella sua bottega e che, girando e inceppandosi, descrivono il flusso a metà tra emotivo e cronologico della storia», racconta. «Su questi ingranaggi a più livelli gli attori si muovono e sono mossi come sul terreno irregolare dell’isola e il fluire del tic-tac è l’azione di sistole-diastole dei cuori a cui l’orologiaio/intellettuale Spinelli dedica le sue cure per non smarrirsi nel tempo senza orizzonti del confino, per cercarsi un’occupazione, una distrazione, un progetto. Allora l’arte dell’orologiaio si può applicare anche a quel grande progetto di un’Europa libera e unita, da perseguire con coraggio, nonostante le censure fasciste, l’opposizione dei partiti, la prepotenza della guerra, da perseguire “senza perdersi tra le tante cose piccole (vetri, lancette, suoneria, ruote, rotelline e molle), ma tenendo ferma l’idea di quelle cose tutte unite in una».

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